Era aprile e un vento gelido ad accogliermi nella deserta stazione di Bellaria-Igea Marina.

Il taxi mi portò a destinazione, un Hotel di fronte al mare.

In valigia, oltre ai vestiti, alcuni oggetti richiesti per il seminario intitolato “Psicosciamanesimo e guarigione”.

Nella hall molte persone, donne e uomini di diverse età e provenienza, sparse davanti ai banchi della segreteria.

Un signore vestito e dipinto completamente d’argento scrutava la fila disordinata camminando avanti e indietro ma nessuno sembrava farci caso. Tanti di loro si conoscevano già, almeno a giudicare dai saluti e abbracci calorosi che si scambiavano.

E poi passò Cristobal e gli feci la radiografia a raggi x che lui ricambiò con uno sguardo che mi parve severo. Provai a cercare l’organizzatore, ma come riconoscerlo in mezzo a quella folla diventata ancor più numerosa, multicolorata ed eterogenea?

E poi conoscevo solo la sua voce, quindi mi rimisi diligentemente in fila, compilai qualche modulo e pagai.

Eravamo in più di centoventi persone e il clima era un mix di agitazione ed euforia. L’organizzatore fece una brevissima premessa e poi Alejandro iniziò a parlare, dicendo che essendo reduce da una degenza in ospedale sarebbe rimasto per lo più seduto.

Alejandro e Cristobal si alternavano nella spiegazione e nella proposta di alcuni esercizi.

Il seminario iniziò e da quel momento la sala non fu più quella di prima. Si trasformò in un coro diversificato di fiori parlanti e versi di animali, chi si trasformava in una rosa, chi in una soave farfalla e chi in pesante elefante, chi ululava alla luna e chi strisciava come un coccodrillo.

Due giorni di immersione nella magia tra il teatro e lo sciamanesimo, due giorni di emozioni tra risate e pianti. Due giorni di liberazione e trasformazione.

 

Ovviamente non avevo dimenticato il mio obiettivo, l’avevo solo accantonato durante tutto il periodo del seminario, era troppo l’incanto che stavo vivendo. Alla fine tutti mi sembravano più luminosi del giorno precedente e, con la sensazione che il tempo si fosse dilatato, provai a farmi notare dall’organizzatore che, molto indaffarato, armeggiava tra fili di microfoni e libri da inscatolare.

 

“Pardon, sono Stefania, ti ricordi?”

“Dimmi, no non ricordo, non mi sembra di averti mai visto”

“Infatti è così, sono quella che vorrebbe organizzare un evento con Cristobal”

“Ah bene! Scrivimi una mail”

“Veramente l’ho già scritta e ci siamo già sentiti anche al telefono, eravamo d’accordo che…”

“Siiii, ora ricordo! …allora, scrivimi un’altra mail per ricordarmi ancora perché ora ho troppe cose di cui occuparmi…e dimmi…dove vorresti proporre l’evento?”

“A Reggio Emilia”

“…e hai un’associazione vero?  quindi un bacino di utenza”

“Certo certo”. Aprii il mio pc e orgogliosa mostrai il sito, solo la homepage perché il resto era ancora desolatamente vuoto ed evitai di dirgli che i miei associati si potevano contare sulle dita di una mano in quel momento”.

“Bene, allora spediscimi la mail e poi ti contatterò per vedere cosa si può fare”.

 

Tornai a casa alleggerita e arricchita, piena di energia e di idee.

Nello stesso tempo ero anche un po’ delusa, non mi era stata data nessuna risposta precisa circa la mia intenzione iniziale.

Ma decisi di vivermi quell’intensa sensazione di benessere.

E una volta tornata a casa riscrissi una mail e ripresi ad organizzare altri eventi.

 

Passarono i mesi e tornò di nuovo aprile.

Nel mio studio-appartamento un amico con la passione della fotografia, stava allestendo le sue opere.

Foto sparse ovunque, appese all’ armadio, sul divano e poltrone, in bagno e perfino sul letto.

Venne il sindaco e il vicesindaco e Romano Prodi con moglie e annessi e connessi e io feci una gaffe inqualificabile, tutti risero mentre io sarei voluta sprofondare ma…questa è un’altra storia.

Nel tardo pomeriggio chiudevamo tutto per andare  a visitare le tante altre mostre aperte.

Una sera eravamo io e il fotografo a cena con alcuni miei amici reggiani.

Non conoscendosi iniziarono a fargli domande.

“Dove abiti?”

“Bologna”

“Di cosa ti occupi, sei fotografo di professione?”

“No, quella della fotografia è una passione. Sono un’artista artigiano faccio le riproduzioni dei supereroi della Panini”.

E dall’Uomo Ragno passarono a parlare di fumetti anni ’80,  Frigidarie, Andrea Pazienza, Tanino Liberatore e poi l’Incal,  Moebius, Silvio Cadelo e Alejandro Jodorowsky…

“Jodorowsky!”

Esclamai

“Sì”

“Sapete che sto organizzando un seminario con suo figlio qui a Reggio Emilia?”

“Grande!  E quando?”

“A dir la verità non lo so, è da un anno che aspetto una risposta…”

“Vabbè andiamo ad ammirare qualche fotografia”

 

Li accompagnai in un posto incredibile, una vecchia casa di ringhiera che ospitava tanti atelier di artisti pittori che a loro volta ospitavano le mostre dei fotografi.

Le visitammo tutte  e arrivammo all’ultimo piano dove una donna frizzante e sorridente ci accolse in quella che era la sua casa-atelier.

Lei non era una pittrice, creava gioielli.

Uno dei miei amici prese un biglietto da visita appoggiato ad un tavolino e lesse:

“Laura Cadelo Bertrand”

“Cadelo? Che coincidenza! abbiamo appena nominato un certo famoso Cadelo fumettista…”

“Sì, è mio padre”

“Ma veramente? Sì stavamo parlando di fumetti, di Jodorowsky”

“Buffo”

“Sai che voglio organizzare un seminario con Cristòbal Jodorowsky qui a Reggio Emilia?”

“Axel” disse lei.

“no con Cristobal” dissi io.

“Axel”

“No, sono sicura, si chiama Cristobal”

“Axel ne sono certissima, lo conosco personalmente e bene, i nostri padri hanno lavorato insieme… erano amici , si chiama Axel ma ha cambiato nome in Cristobal”

Rimasi muta, lei rise e disse:

“Non credo che ce la farai ad organizzare con lui. Non è per niente semplice e poi qui a Reggio…non voglio disilluderti ma la vedo dura…però poi chissà…beh comunque auguri!

“Grazie”

Le luci degli atelier si stavano spegnendo, era molto tardi, la serata era finita.

Prima di addormentarmi pensai alle parole di Laura e decisi che il giorno seguente avrei scritto nuovamente per sollecitare una risposta.

Non ce ne fu bisogno, a metà mattina ricevetti una telefonata.

“Ciao, sono Celso, quando hai tempo questa settimana? Posso venire a Reggio per visitare gli alberghi dove poter fare l’evento con Cristòbal e prendere tutti gli accordi per l’organizzazione…”

Fissammo la data e chiusi la telefonata stupita del fatto che fosse arrivata un anno dopo il primo contatto e immediatamente il giorno successivo dopo aver parlato di Jodorowsky con una persona che nella piccola città di Reggio lo conosceva personalmente.

Era iniziata per me la Danza con la sincronicità.

(continua)