AUTORITRATTO TERAPEUTICO

AUTORITRATTO TERAPEUTICO

AUTORITRATTO TERAPEUTICO
Si chiamava cinepresa super 8mm ed entrò in casa mia nella seconda metà degli anni ’60 e fu subito amore.
Ero piccola ma rivedermi sul “grande schermo” della parete del tinello mi affascinava e avrei voluto guardare e
riguardare all’infinito quella me stessa fuori da me stessa.
Mi piaceva così tanto che avevo inventato un gioco dove fingevo di avere una cinepresa puntata su di me anche nei
momenti più quotidiani, mentre pranzavo, mentre andavo in bagno, mentre ero a scuola o giocavo con le amiche,
immaginando che qualcuno potesse vedere tutto questo.
Una sorta di Grande Fratello, un occhio esterno puntato su di me che, fortunatamente, potevo spegnere e accendere a mio piacimento.
Così succedeva anche con le fotografie. Quando venivo fotografata mi sforzavo di pensare a qualcosa e ripetevo mentalmente a me stessa che quando avrei riguardato quelle immagini da adulta mi sarei ricordata precisamente cosa stavo pensando in quel momento.
Cinepresa e macchina fotografica erano mezzi, l’ho capito più tardi, che mi permettevano di essere consapevole di me stessa, di come mi muovevo, parlavo e mi atteggiavo, oltre al fatto di colmare in qualche modo il bisogno di essere vista.
E non mi sentivo mai vista abbastanza, mai fotografata quanto avrei voluto così’ ho iniziato a farmi degli autoritratti.
Mi fotografavo parti del corpo e successivamente anche il volto, davanti allo specchio.
Non era ancora di moda il selfie, e ricordo quei momenti come molto intimi e come la percezione di me, durante la ricerca della posa, della luce, dello sguardo, dell’intenzione, si amplificasse.
Altro beneficio che traevo da questi momenti era una sorta di quiete, per la totale immersione nel processo creativo.
Quando alcuni anni fa ho conosciuto il metodo Self Portrait Experience creato da Cristina Nunez ho subito voluto farne esperienza diretta.
È stato un percorso ricco che mi ha permesso di indagare ed esprimere le emozioni ed attuare significativi cambiamenti nella mia vita.
L’utilizzo dell’arte, in questo caso la fotografia, come cura è stato il fil rouge della mia ricerca personale degli ultimi trent’anni.
Ora utilizzo la fotografia sia come autoterapia sia durante le sessioni con le persone che solitamente non sono abituate a questo tipo di approccio perché la foto viene quasi esclusivamente eseguita o in occasioni speciali da un esperto (matrimoni, cerimonie) o per documentare eventi come viaggi e vacanze o, negli ultimi anni, attraverso i selfie.

QUALE È LA DIFFERENZA TRA SELFIE E AUTORITRATTO?
Il selfie è, generalmente, l’immagine che si desidera trasmettere agli altri.
È l’immagine sociale di come si vuole apparire agli occhi del mondo.
Spesso è il tentativo di far conoscere gli aspetti più piacevoli o comunque ritenuti migliori, di se stessi e della propria vita.
Un selfie può essere naturale ma è difficile lasci trapelare le emozioni, soprattutto quelle che vengono etichettate come negative, da nascondere o di cui vergognarsi per retaggi culturali e sociali.
Rabbia paura e tristezza vengono facilmente espresse attraverso le azioni e, attualmente nei social, con le parole, molto più raro con le immagini fotografiche.
L’autoritratto è un atto creativo consapevole, mirato alla ricerca e conoscenza di se stessi.
Con l’autoritratto è possibile osservarsi dall’esterno e in questa osservazione accade che non ci si riconosca diventando altro da sè. In questo modo è possibile fare una narrazione diversa da quella conosciuta e la forza trasformatrice dell’atto creativo può aiutare a superare blocchi, integrare e metabolizzare traumi o a rivelare parti sconosciute di sé.
Nell’autoritratto vi è un triplice ruolo.
Si è autori, attori e spettatori di quella che diventa l’opera d’arte di noi stessi.
Osservando il proprio autoritratto ci può essere un senso di stordimento è possibile dire:
“non sono io, non mi riconosco”.
Inizia così una narrazione differente di noi stessi un processo di trasformazione che può coinvolgere varie sfere del nostro essere.
È una forma d’arte che può far superare blocchi emotivi, integrare vissuti dolorosi e traumatici,
mettere in luce emozioni negate e parti nascoste.

Stefania Carnevali - Autoritratto terapeutico